Nella nostra vita prendiamo continuamente decisioni: in alcuni casi queste sono automatiche, mentre in altri casi il processo di decision making può essere più lungo, impegnativo e complesso.
Cosa è il decision making
Quando si parla di decision making si intende quel processo mentale per cui, mediante un ragionamento di scelta, viene individuata l’alternativa più adeguata all’interno di una serie di opzioni.
Il processo decisionale è il risultato non solo di processi cognitivi, ma anche di elementi emozionali, che determinano la selezione di una linea d’azione tra le diverse alternative. La scelta di un’opzione a scapito di un’altra richiede che la persona metta in atto una valutazione complessiva delle diverse alternative, utilizzando specifiche modalità di ricerca ed elaborazione delle informazioni e strategie decisionali.
Come prendiamo le nostre decisioni?
Per molti anni il modello teorico più accreditato nell’ambito della psicologia del decison making è stato l’approccio normativo. Secondo questa teoria, in condizione di incertezza e di rischio, gli individui si rappresentano le opzioni di scelta in termini di utilità attesa. Chi compie una scelta valuta in modo razionale l’utilità corrispondente alla propria scelta e la probabilità che la stessa si realizzi.
Tuttavia già negli anni 50 diversi autori iniziarono a sottolineare come il comportamento reale di scelta degli esseri umani presentava discrepanze rispetto al modello teorico della scelta razionale. L’essere umano non riesce a ragionare in modo assolutamente razionale e formale, poiché le funzioni mentali deputate alla raccolta e all’elaborazione delle informazioni presentano limiti e specificità che non consentono l’elaborazione puntuale di tutte le singole variabili in gioco.
Secondo il modello della razionalità limitatata, dati questi limiti, quello a cui l’uomo mira non sono le prestazioni ottimali, ma quelle soddisfacenti. Questo scarto tra la scelta ottimale e quella soddisfacente costituirebbe un adattamento che ci permette di fronteggiare con mezzi cognitivi limitati, scelte e compiti altrimenti troppo complessi.
Le scorciatoie della mente
Spesso quindi non ragioniamo in termini di probabilità, valutando tutte le possibili alternative e le loro conseguenze, ma prendiamo delle decisioni sulla base di procedimenti mentali intuitivi e sbrigativi, scorciatoie mentali, che permettono di avere un’idea generica su un argomento senza effettuare troppi sforzi cognitivi: le euristiche.
Esistono diverse euristiche che ciascuno di noi utilizza normalmente nella propria vita senza esserne consapevole. Eccone alcuni esempi
- Euristica della disponibilità: valutare le probabilità di un evento giudicando la facilità con cui riescono a ricordarsi i casi in cui si è verificato.
- Euristica della rappresentatività: la probabilità di un evento è stimata in funzione del grado di somiglianza con le proprietà essenziali della popolazione cui appartiene. È grazie a questa scorciatoia mentale che intuiamo che due persone sono una coppia, oppure padre e figlia
- Euristica dell’ancoraggio: nel processo di stima di probabilità viene utilizzato un naturale punto di partenza o di riferimento come prima approssimazione per la valutazione.
Il marcatore somatico
L’ipotesi del marcatore somatico fu elaborata da Damasio nel 1994. Secondo questa ipotesi nel momento in cui ci troviamo a dover fare una scelta ci raffiguriamo i possibili esiti delle opzioni a nostra disposizione e “marchiamo” emotivamente ciascuno dei possibili finali. Se il corso di un’azione si associa a un marcatore negativo, ovvero a sentimenti negativi, questa scelta viene esclusa e in tal modo permette di scegliere entro un numero minore d’alternative. Il processo di “marcatura” dei possibili esiti ha origine dalla propria storia personale, in cui situazioni simili hanno avuto conclusioni per ciascuno di noi positive o negative.
Siamo davvero razionali?
Per quanto ci possiamo credere razionali, il processo che porta a prendere delle decisioni è un percorso complesso in cui possono entrare in gioco numerosissime variabili, non solo legate al problema in analisi, ma anche di tipo sociale, ambientale e personale. Per aiutarci in questo compito a volte possono venire in nostro aiuto non solo delle scorciatoie mentali, ma anche le emozioni che rendono più efficiente e preciso il processo di decision making.
Bibliografia:
- Bonini, Nicolao. (2004). Decisione, in Zorzi e Girotto, Fondamenti di Psicologia generale. Il Mulino, Bologna
- Pravettoni, G., Leotta, S.N., Russo, V. (2015). In Moderato, P., Rovetto, F. Psicologo: verso la professione. McGraw-Hill Education (Italy)
- Tversky, A., & Kahneman, D. (1974). Judgment under uncertainty: Heuristics and biases. Science, 185, 1124–1131.
- Tversky, A., & Kahneman, D. (1981). The framing of decisions and the psychology of choice. Science, 211, 453–458
- https://www.stateofmind.it/tag/decision-making/