Per quanto possa sembrare strano, la malattia può non avere solo aspetti negativi, esistono infatti quelli che vengono chiamati vantaggi secondari, ovvero tutti quei benefici che derivano dalle situazioni in cui ci sentiamo male o in cui simuliamo uno stato di malessere. Questo “aspetto positivo” può arrivare a trasformarsi in un meccanismo estremamente pericoloso, in quanto si tratta di rinforzi o premi che incitano la persona a cercare di tornare o di mantenere lo stato di malessere.
In sostanza perché pensare alle cure se, in cambio di un dolore più o meno sopportabile, si ottengo molte cose positive?
Individuare i vantaggi secondari.
I vantaggi secondari sono spesso sottili e occulti alla persona malata, al punto che non è normalmente consapevole del modo in cui essi stanno contribuendo alla sua realtà. Solitamente si tratta di individui che soffrono per un malessere legato a un dolore, una malattia o un’emozione, ma che si riconoscono alcuni privilegi come ad esempio l’avere accanto persone importanti o il potersi mantenere senza lavorare.
Attenzione e vicinanza degli altri.
Uno dei principali vantaggi secondari della malattia più o meno consapevole è l’attenzione e la vicinanza delle persone care che porta l’individuo sofferente a sentirsi amato e aiutato. Avere al proprio fianco dei familiari accondiscendenti e degli amici che soddisfano le esigenze dell’individuo, possono postare quest’ultimo a non impegnarsi e a non assumersi la responsabilità del cambiamento. Questo meccanismo inconsapevole, ha come conseguenza la cronicizzazione del disturbo stesso e il rinforzo dei pensieri disfunzionali: il percorso terapeutico ne risulta rallentato o addirittura bloccato.
L’effetto sulle relazioni.
Sebbene le attenzioni e l’affetto costituiscano un guadagno secondario per chi li riceve, per le persone vicine rappresentano una fonte di logoramento. I familiari, i partner o gli amici possono arrivare a credere che il recupero o il miglioramento della persona malata dipenda dal loro stesso comportamento in quanto questa trae minimo giovamento dal loro affetto. Si può verificare una forma di dipendenza reciproca in cui la persona malata dipenderà dai cari che si prendono cura di lei, mentre questi saranno costantemente in allerta e con l’attenzione rivolta alla persona che soffre.
Evitamento delle situazioni difficili.
Un altro aspetto da non sottovalutare riguarda la canalizzazione di tutte le energie e dell’attenzione del paziente determinata dalla malattia. L’individuo può trascurare altri aspetti della propria vita che potrebbero determinare preoccupazione come il lavoro, le relazioni sentimentali o uno specifico problema. L’evitamento viene comunque vissuto con un senso di giustificazione sia verso se stessi sia verso gli altri in quanto è giusto occuparsi della propria salute trascurando tutto il resto.
Vantaggi secondari nel percorso terapeutico.
Ovviamente quanto fin qui detto riguarda non solo le patologie fisiche, ma anche e soprattutto i disturbi relativi all’area psicologica. A questo proposito non di rado si assiste, durante un percorso psicoterapeutico, ad una inconsapevole resistenza al cambiamento da parte del paziente per evitare di dover affrontare delle decisioni importanti e mettersi in gioco. In questi casi è importante prima di tutto individuare con il paziente la presenza di vantaggi secondari legati al disturbo, quindi lavorare sui pensieri disfunzionali alla loro base.
Ad esempio…
Per fare un esempio pratico, si potrebbe pensare ad uno studente con Disturbo da Attacchi di Panico in cui ad un certo punto del percorso si evidenzi una resistenza al cambiamento. Durante i colloqui per analizzare queste dinamiche, potrebbe emergere che il disturbo consente all’individuo di evitare situazioni spiacevoli come ad esempio un esame e una possibile conseguente bocciatura. L’intensa paura del fallimento ad una prova di esame potrebbe essere legata alla credenza disfunzionale che il proprio valore personale è strettamente o esclusivamente legata alle proprie prestazioni scolastiche. Il Disturbo assume quindi il ruolo di proteggere la persona dal possibile fallimento e dalla conseguente svalutazione di se.