La parola mindfulness è la traduzione in inglese della parola Sati, che nella lingua pali (lingua liturgica del Buddhismo), si riferisce all’espressione “attenzione consapevole”, “consapevolezza”. Letteralmente l’ideogramma completo del termine si riferisce all’atto di vivere il momento presente con il cuore. Oggi la definizione considerata classica è quella elaborata da Jon Kabat-Zinn, uno dei pionieri di questo approccio.

 “Mindfulness significa prestare attenzione, ma in un modo particolare: a) con intenzione, b) al momento presente, c) in modo non giudicante”

 Cos’è la mindfulness?

Per mindfulness si intende una consapevolezza intenzionale, mantenuta con uno sforzo. La consapevolezza è quella parte dell’esperienza soggettiva rappresentata mentalmente in questo momento. Tutto questo è in evidente contrapposizione con la maggior parte della nostra quotidianità, dove tendiamo ad essere guidati più dal “pilota automatico”. Per pilota automatico si fa riferimento a tutti quegli schemi abituali e automatizzati che utilizziamo per fronteggiare la realtà. Attraverso questi schemi siamo più portati a reagire alle situazioni, invece di scegliere, in maniera consapevole, il modo in cui comportarci e vivere la realtà. Un esempio di questo meccanismo è quello delle persone che soffrono di disturbi alimentari o di fame emotiva e che, in preda al pilota automatico, usano il cibo come canale privilegiato per auto-consolarsi e controllarsi.

E’ importante precisare che non necessariamente le reazioni automatiche sono sempre negative (guidare la macchina è un esempio funzionale di attivazione del pilota automatico). Tuttavia se ci affidiamo sempre a questa modalità, smettiamo di vivere la nostra vita e permettiamo a questi meccanismi automatici di prenderne possesso: vediamo ma non guardiamo, ascoltiamo ma non siamo attenti a ciò che l’altro dice, viviamo e non viviamo e questo vale sia per chi vive la propria quotidianità, sia per chi vive un momento di disagio o sofferenza emotiva o psico-fisica.

 Come funziona la mindfulness?

La mindfulness come pratica meditativa si basa su quelli che vengono chiamati i 7 principi, utili per approcciarsi alla meditazione mindfulness e alla vita, con un atteggiamento ed un’apertura mentale che aiutano a sviluppare la nostra innata capacità ad accettare le cose così come sono.

1.  Non giudizio: la nostra mente nell’esatto momento in cui produce un pensiero, emette un giudizio e, nella maggior parte dei casi, finisce con l’appesantirci. La mindfulness può essere utile nel prendere consapevolezza della nostra tendenza a giudicare e ad imparare, ad osservare semplicemente, questa nostra attitudine.

2.  Pazienza: quando viviamo un momento difficile, desideriamo che le cose possano risolversi subito, oppure, quando ci apprestiamo ad imparare qualcosa, siamo impazienti di apprendere tutto e subito. In realtà, la nostra mente, il nostro corpo sono naturalmente dotati della capacità di adattamento e di apprendimento e se lo lasciamo fare, raggiungerà quegli obiettivi naturalmente; quindi la pazienza è la principale forma di saggezza. Non è semplice da praticare ma non impossibile da conquistare. La pazienza si apprende gradualmente con la meditazione mindfulness (“cento volte la mente si allontana dal respiro e cento volte con pazienza la riportiamo indietro”)

3.  Mente del principiante: significa guardare e vivere il mondo come i bambini ed il loro spontaneo atteggiamento di curiosità e scoperta.

4.  Fiducia: pazienza e fiducia sono strettamente connessi. Mi fido del fatto che un giorno imparerò quella cosa, del fatto che cambierò, che io riuscirò perché la natura mi permette di cambiare, con pazienza ed esercizio.

5.  Non cercare risultati: strettamente connesso al principio della pazienza. Se metto da parte il desiderio di ricercare il risultato a tutti i costi, ma mi concentro su altri aspetti della mia vita, del problema che mi affligge, acquisirò un senso di pace e serenità.

6.  Accettazione: vale a dire, vedere le cose così come sono, che ha anche a che fare col non cercare risultati. Io accetto che le cose siano esattamente così come sono. Questa capacità che non si impara teoricamente, ma come tutti e 7 i pilastri si impara con la pratica, crea un grande senso di liberazione.

7.  Lasciare andare: con questo principio lasciamo che le cose, le nostre esperienze, le nostre emozioni e sensazioni, siano esattamente così come sono, così come le stiamo osservando in questo preciso momento. Ciò che accade è che, accettandole in quanto esperienze del momento presente, lasciamo andare tutto con più facilità ed un maggior senso di leggerezza.

 A cosa serve la mindfulness?

Lo scopo della mindfulness è, come già detto, quello di raggiungere uno stato di consapevolezza di sé, dei propri pensieri e delle proprie emozioni nel qui ed ora, in modo intenzionale ma distaccato e in maniera non giudicante. Grazie a questo “distacco”, la mindfulness dovrebbe aiutare l’individuo ad accettare sé stesso e ciò che accade intorno a lui e/o dentro di lui.

L’obiettivo della pratica della mindfulness è quello di imparare a guardare ed accettare la realtà nel momento presente per com’è, osservando in maniera distaccata i pensieri negativi e vedendoli per ciò che sono, ossia come prodotti della propria mente che possono essere compresi e controllati, evitando che possano influire negativamente sulla propria vita.

Tutto questo può rivelarsi utile per gestire stress, sensazioni e sentimenti negativi che possono travolgere le persone nel corso della loro vita, soprattutto, durante periodi particolarmente delicati (ad esempio, durante e/o subito dopo la gravidanza), in seguito a traumi o forti shock (ad esempio, lutti, incidenti particolarmente gravi, ecc.), oppure in seguito all’insorgenza di patologie psicologiche. La mindfulness, perciò, può rivelarsi un utile strumento anche in ambito medico-terapeutico, come supporto ai trattamenti medici tradizionali, allo scopo di migliorare lo stato emotivo del paziente.

 Cosa non è la mindfulness?

Dalla sua origine nelle pratiche meditative dei monaci buddisti, la mindfullness ha fatto molta strada. Oggi costituisce una pratica riconosciuta e oggetto di continue ricerche con lo scopo di valutarne l’effettiva efficacia nei diversi ambiti di applicazione. Contrariamente quindi a quello che potrebbe essere il pensiero (o pregiudizio) comune la mindfulness:

·      NON è una forma di trance: la mindfulness, infatti, come dice la parola stessa, è uno stato di consapevolezza che richiede la massima lucidità della persona.

·      NON è un’esperienza “mistica” o religiosa: benché la mindfulness si basi su tecniche di meditazione derivanti dalla filosofia buddhista, essa nulla ha a che vedere con l’omonima religione.

·      NON è un modo per sfuggire ai problemi della realtà: al contrario, la mindfulness viene praticata per comprendere e analizzare la realtà nel momento presente e in modo non giudicante.

·      NON è una tecnica di rilassamento: per quanto si parli di meditazione, l’obiettivo della mindfulness non è il rilassamento.

·      NON è una psicoterapia: va considerata come una sorta di “strategia d’intervento” che, se necessario, può essere praticata a supporto delle metodiche terapeutiche tradizionali al fine di favorire il benessere psicologico ed emotivo del paziente.