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I social media sono una costante nella società di oggi

E’ ormai innegabile come i social network abbiano assunto un ruolo significativo nella vita di molte persone, soprattutto degli adolescenti e dei giovani adulti (Kuss & Griffiths, 2011). Questo avviene perché i social soddisfano, in modo abbastanza semplice ed immediato, alcuni bisogni importanti dell’individuo tra i quali la costruzione della propria identità sociale e il bisogno di appartenenza a una comunità (Marino, Vieno, Pastore et al., 2016). Sebbene non sia ancora stata riconosciuta come vera e propria dipendenza, l’uso dei social network può pervadere la vita quotidiana dell’utente e portare a conseguenze negative per il benessere psicosociale. Questo spesso si manifesta attraverso la scarsa concentrazione, l’aumento dei conflitti interpersonali, disturbi del sonno, stati di agitazione o ansia e umore basso fino alla depressione vera e propria.

Tuttavia non tutti gli utilizzatori di social sviluppano una forma di dipendenza, viene quindi da chiedersi cosa renda realmente problematico il loro utilizzo.

Chi usa in modo problematico i social network?

L’uso problematico dei social network è caratterizzato dalla preferenza per le interazioni sociali online rispetto a quelle faccia-a-faccia, da un’eccessiva preoccupazione per quanto succede online e da un uso “compulsivo” del social network che creano difficoltà nelle relazioni sociali quotidiane ma anche nella vita scolastica e lavorativa (Marino et al., 2017).

Il circolo vizioso dei social

Alcuni studi hanno individuato una relazione tra l’utilizzo delle diverse piattaforme e una bassa autostima individuale, che porta la persona a sperimentare una piacevole e intensa sensazione quando pubblica qualcosa che viene apprezzato dagli altri utenti. Sebbene questa sensazione di benessere sia molto breve, il soggetto è motivato a ripeterla anche mediante la condivisione di eventi non reali o alla costruzione di un personaggio con una vita digitale completamente diversa da quella reale. Allo stesso tempo, tuttavia, i continui confronti con le esperienze degli altri, la consapevolezza della non sempre veridicità di quanto pubblicato, la costante dipendenza dal giudizio altrui, porta la persona a ritenere la propria vita noiosa, triste e vuota. Si viene a creare un circolo vizioso in cui la persona, nel tentavo di incrementare la propria autostima, impiega il proprio tempo in attività che, non solo non determineranno un incremento della propria valutazione personale, ma che impediranno di spendere lo stesso tempo in attività più fruttuose a tale scopo.

Il problema è quanto o come?

Contrariamente a quanto si possa pensare, le ricerche scientifiche hanno evidenziato che la frequenza d’uso e l’uso problematico non sono comportamenti completamente sovrapponibili. Appare intuitivo che chi fa un uso problematico dei social passa anche molto tempo online. Tuttavia la maggior parte delle persone che usano molto spesso internet e i social ne fanno un uso positivo e funzionale e non soffrono dei sintomi tipici delle dipendenze (Pontes, Kuss, & Griffiths, 2015). Per questa ragione sembra particolarmente importante distinguere la quantità dell’uso problematico degli stessi.

I social oggi

Usare frequentemente i social è da considerarsi ormai un comportamento normale e adattivo nell’attuale panorama della comunicazione, soprattutto per i più giovani, ciò non costituisce tuttavia un problema per la maggior parte degli utenti (Griffiths et al., 2018). In un momento storico in cui essere sempre connessi è la normalità, è sempre meno utile per i ricercatori conoscere l’entità della quantità del tempo speso online. Sembra, invece, che sia la qualità dell’uso dei social a rendere l’uso problematico e ad essere associato con sintomi depressivi e ansiosi (Griffiths & Kuss, 2017; Marino et al., 2018a). Per questa ragione, comprendere l’impatto dell’uso problematico dei social sul benessere psico-sociale sembra essere attualmente la via più utile per intervenire e prevenire questo fenomeno.

Su questi aspetti molti ricercatori a livello nazionale e internazionale si stanno attualmente interrogando, con l’obiettivo di fornire una più chiara definizione teorica del fenomeno dell’uso problematico dei social network e di proporre modelli di intervento coerenti e utili per la pratica clinica e la prevenzione (Kuss & Billieux, 2017).

Bibliografia